Le interviste di Etico — CHAPTER 6

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4 min readApr 27, 2020

Special guest: Vaia

Founder di Vaia: da sinistra Giuseppe, Federico e Paolo

“Dalla distruzione, ricreare bellezza”: è questa la mission dei ragazzi che, dai tronchi squarciati nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 a causa di un violento uragano che ha spazzato via intere vallate nelle Dolomiti, si sono immaginati un oggetto in grado di amplificare senza l’ausilio di energia elettrica.
Riprendiamo così, con Vaia, la nostra rubrica dedicata a conoscere meglio le storie dietro i progetti che fanno parte (o che, come in questo caso, faranno presto parte) della grande famiglia di Etico!

Ciao! Partiamo da voi: di dove siete? Come vi siete conosciuti?

Federico, classe 1991, viene da Borgo Valsugana, in provincia di Trento. Si è laureato in International Management e ha alle spalle due Exchange programme, uno in Belgio e uno in Giappone. Attualmente lavora nel Dipartimento Risorse Umane della NATO. È la mente che ha ideato il progetto Vaia.

Giuseppe nasce nel 1992 a Catania, si laurea prima in Lettere e poi in Comunicazione pubblica e d’impresa. Durante gli studi svolge un tirocinio come giornalista a Bruxelles. Successivamente vince una borsa di studio per un Master in Marketing in Bocconi. Ora lavora a Roma come Market developer. Giuseppe si occupa della comunicazione di Vaia a 360 gradi.

Paolo, del ’94, viene dalla provincia di Rovigo, studia Economia a Ferrara e consegue la laurea magistrale in International Management presso la stessa città. Nel frattempo trascorre un periodo di studio in Polonia. Adesso lavora a Verona come Analista funzionale. Paolo gestisce gli aspetti amministrativi e finanziari.

Ci siamo conosciuti durante il periodo universitario (per caso o per destino diciamo sempre) e, quando la tempesta si è abbattuta sulle Dolomiti, abbiamo deciso di cominciare questo splendido progetto che poi è diventato VAIA.

Com’è partito il vostro progetto? Che obiettivi si propone?

La nostra ambizione è raccontare una storia di resilienza e di rinascita. Vaia era nota per essere la tempesta che ha colpito il Nord-Est Italia, ma ora il nome Vaia sta acquisendo valenze positive. Oggi infatti Vaia è un prodotto artigianale made in Italy, un progetto di economia circolare e una visione di futuro. La vision di Vaia è di realizzare oggetti utili sia per l’uomo ma anche per la natura, recuperando materie prime proveniente da luoghi colpiti da calamità naturali, come gli alberi delle Dolomiti.
In futuro vogliamo intervenire in altre realtà, generando benefici per l’intero ecosistema all’interno del quale operiamo.

Parliamo di Vaia Cube: da dove nasce l’idea di produrre un amplificatore?

Noi definiamo il Vaia Cube un oggetto “simbolico”, in quanto rappresenta una metafora, un tentativo di amplificare il grido della natura, a cui chiediamo di prestare ascolto. Vaia vuole essere anche un tentativo di sensibilizzazione sull’importanza dell’impatto ambientale che ogni giorno viene creato dalla società: cittadini, istituzioni,aziende. Pertanto Vaia aspira a essere un oggetto iconico, portatore di un messaggio più grande: è necessario amplificare l’attenzione sul problema ambientale.

Come funziona un “amplificatore passivo”? Quali sono le sue caratteristiche? Chi lo produce?

Un amplificatore passivo permette di propagare il suono in modo caldo e profondo senza l’ausilio di energia elettrica. Ciò è possibile grazie alla naturale caratteristica di amplificazione del legno e alla forma conica del lato anteriore del VAIA Cube. La sua risonanza raffinata è poi conferita dall’abete rosso proveniente dalla Val di Fiemme, una delle zone dove Vaia recupera gli alberi, abete celebre per essere usato dal leggendario liutaio Stradivari per i suoi strumenti a corda.

Un artigiano lavora accuratamente a mano ogni Vaia Cube

Qual è la vostra filosofia? Cosa pensate contraddistingua il vostro modo di lavorare?

Crediamo che l’idea realmente innovativa che sta alla base di questo progetto è essere un esempio di vera economia circolare, in cui produrre non significa sfruttare o sottrarre risorse all’ecosistema, bensì restituire al territorio e all’ambiente. Per questo motivo, per ogni VAIA Cube venduto pianteremo un albero nelle zone colpite, chiudendo così il cerchio.

Un aggettivo che vi descriva

Unici (modestia a parte)

Come vi immaginate il futuro di Vaia? Pensate sarà possibile ampliare la produzione ad altri oggetti di design?

Sì, ce ne sono diversi nel cantiere, perché crediamo che il nostro modello di business sia applicabile a tanti altri contesti, dai cataclismi climatici agli sprechi di risorse naturali. Il nostro obiettivo rimane sempre restituire una dignità, una seconda vita a quelle materie prime ritenute, per vari motivi, “inadoperabili”. Però, nei prossimi mesi la nostra priorità sarà il recupero del legno caduto nelle Dolomiti, poiché c’è tanto da fare e noi intendiamo lavorare con impegno, risolutezza e focus sul territorio. Comunque è probabile che presto vedrete un nuovo oggetto di design in legno firmato VAIA.

Vallata delle Dolomiti

Consigliateci un libro/film/poesia/canzone che ha a che fare con voi e la vostra storia

Consigliamo di leggere la poesia Invictus di William Ernest Henley, perché racchiude il senso di resilienza che vogliamo trasmettere con VAIA.

Per concludere… una frase che sentite vostra e che possa essere d’ispirazione per chi vorrebbe far partire un progetto proprio!

“Qual è la differenza tra un sogno e un obiettivo? Una data” (Walt Disney)

Il team Vaia al completo

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